San Marino. Processo 500: richieste del Pf 11 anni per Confuorti, 10 per Guidi

San Marino. Processo 500: richieste del Pf 11 anni per Confuorti, 10 per Guidi

Rassegna Stampa – Pene dai 4 anni e mezzo a 11 anni per 8 dei 12 imputati. Chiesta l’assoluzione per Gianatti, Mularoni, Fabiani e Venturini

ANTONIO FABBRI – Nel processo 500, sul cosiddetto caso Titoli e non solo, è stata la volta delle conclusioni della Procura fiscale, la pubblica accusa che ha formulato le richieste di condanna o, per quattro dei dodici imputati, di assoluzione.

Undici anni chiesti per Francesco Confuorti, ritenuto il dominus delle operazioni contestate e della eterodirezione del vertice della Banca Centrale in quel periodo. Dieci anni, poi, chiesti per Daniele Guidi, ex direttore generale di BancaCis.

Pene pesanti, otto anni, chieste anche per Lorenzo Savorelli, ex direttore di Bcsm; sette anni e mezzo per Roberto Moretti, che lo sostituì sempre alla direzione di Banca Centrale.

Condanne richieste anche per gli altri ex funzionari di Via del Voltone: Filippo Siotto (sei anni e mezzo); Ugo Granata (sei anni); Raffaele Mazzeo (sei anni); Mirella Sommella (quattro anni e mezzo)

Richiesta l’assoluzione, invece, per insufficienza di prove reltivamente all’elemento soggettivo del reato, per Emilio Gianatti e Marco Mularoni, ex vice direttori di BancaCis, per Mario Fabiani, consulente della medesima banca e Roberto Venturini, Commissario straordinario di Asset Banca.

La requisitoria del Pf L’udienza di ieri mattina, davanti al giudice Vico Valentini, è stata dedicata interamente alla requisitoria del Procuratore del Fisco, Roberto Cesarini, il quale è partito dagli anni 2008-2010 con le ispezioni in Banca Partner, che poi acquisì BancaCis, e alle conseguenze che ebbero all’epoca quelle ispezioni con la cacciata del capo della vigilanza dell’epoca, Stefano Caringi, cui seguirono le dimissioni del direttore di Bcsm Luca Papi e del presidente Biagio Bossone.

Già all’epoca “si doveva intervenire con una amministrazione straordinaria”, ha detto il Pf, ricordando la frase, richiamata già da altri, “chi tocca BancaCis muore”. Il Pf, parlando di un accordo di un gruppo di persone guidate da Confuorti ha parlato degli ingaggi avvenuti in Banca Centrale dopo la nomina al vertice di Grais e Savorelli. “La prima cosa da fare per questo gruppo -ha detto il Pf – era organizzare chi nella Banca Centrale poteva operare”.

Quindi il Pf ha richiamato le testimonianze dell’avvocato Matuella, ingaggiato come consulente, e la deposizione in istruttoria di uno degli imputati, Ugo Granata, circa le assunzioni in Via del Voltone. L’organi- gramma “veniva deciso nella sede a Milano dell’Advantage financial”. “Confuorti doveva rimanere nascosto, dava direttive, ma non doveva apparire minimamente – ha ricostruito il Pf, richiamando la deposizione di Grais in istruttoria – Grais dice: Confuorti mi ha chiesto di proporre Savorelli a San Marino, non mi stupirei se Confuorti avesse influito su Savorellli, dice Grais. Posso dire – aggiunge – che sicuramente ci sono state comunicazioni tra loro”, ha ricostruito il Pf.

Citato un altro incontro emerso dalle testimonianze “cui erano presenti Grais, Savorelli, Confuorti e la moglie di Siotto e un’altra persona, presentata come possibile sostituto di Cherubini… insomma – ha sottolineato il Pf – c’era già una pianificazione.

Sempre il testimone afferma che non erano chiari gli obiettivi della Direzione di Bcsm, ma era chiaro che ci fosse costantemente una eterodirezione. La sensazione era che nulla si decidesse senza l’assenso di Confuorti”, ha detto il Pf richiamando le testimonianze.

“In questa prospettiva la prima operazione da fare era fare sparire Confuorti, anche come grande debitore del Cis”, dice il Pf. “Da qui nasce l’operazione titoli che, ci dice il perito Pellizzon, alla fine è a saldo zero. Non si può sostenere che sia stata una operazione per creare liquidità a favore di BancaCis. Con quel denaro ha ripagato un debito che aveva prima, non si è trattato certo di una iniezione di liquidità.

Ci è stato detto che questi titoli Demeter rendevano, ma il rischio di questi titoli lo ha preso Banca centrale anche allo scopo di non far figurare più Confuorti tra i grandi debitori del Cis”. Per il Pf in tale contesto per rimanere celati, Confuorti e Guidi, mandarono avanti Mularoni e Fabiani con un ruolo esecutivo, ma, ritiene il Pf, questi erano ignari delle finalità dell’operazione. Di qui la richiesta di assoluzione della Procura fiscale per insufficienza di prove circa l’elemento psicologico del reato.

Passate in rassegna dal Pf, poi, le varie iniezioni di liquidità da Banca Centrale a BancaCis, e il ruolo in queste operazioni dell’ex direttore Moretti, di Granata e Mazzeo.

“E’ stato peraltro accertato – ha detto il Pf -che parte di questa liquidità concessa, per almeno 7.750.000 euro, sia stata trasferita all’Advantge Financial: mi sembra di poter dire la spartizione del bottino”, ha detto il Pf. Quindi il denaro versato da Ali Turki per l’acquisizione di BancaCis e la vicenda dell’apertura di un conto in Bcsm per questa operazione.

Quanto ad Asset Banca, il Pf ha escluso la responsabilità di Roberto Venturini, Commissario straordinario di Asset Banca, per insufficienza di prove in ordine all’elemento psicologico del reato.

Quanto ad Asset il Pf ha rilevato il ritardo nel blocco dei pagamenti, con l’uscita di 500mila euro il primo giorno, evidenziando come per contro nel commissariamento di Cis, avvenuto nel gennaio 2019, il giorno dopo furono bloccati i pagamenti. Il Pf ha quindi legato la liquidazione di Asset al disegno di farla acquisire da Carisp, che già aveva le sue difficoltà, “per poi consentire al gruppo Confuorti di innescare la scalata a Cassa di Risparmio”, ha detto il Pf.

In tale contesto si inserisce anche la vicenda del prestito Leighton anche questa vista dalla Procura fiscale in un quadro di indebolimento di Cassa per poter affrontare la scalata all’istituto di credito da parte del gruppo Confuorti.

Le contestazioni e le richieste Per la Procura fiscale le richieste sono state formulate da Manuela Albani. A vario titolo, ai vari imputati, erano dunque contestati i reati di: rivelazione di segreto d’ufficio; malversazione; amministrazione infedele; truffa ai danni dello stato; interesse privato in atti d’ufficio.

Per ciascuna imputazione e le relative responsabilità la Procura fiscale ha chiesto la condanna o, in quattro casi, l’assoluzione per insufficienza di prove in ordine all’elemento psicologico del reato. Così complessivamente per Francesco Confuorti chiesti 11 anni di prigionia, multa a giorni pari a 32.000 euro, interdizione dai pubblici uffici per 6 anni; per Daniele Guidi 10 anni di prigionia, 32.000 euro di multa e l’interdizione dai pubblici uffici e dai diritti politici per 6 anni; per Lorenzo Savorelli 8 anni di prigionia multa pari a 18.000 euro e interdizione dai pubblici uffici e dai diritti politici per 6 anni; Roberto Moretti 7 anni e 6 mesi di prigionia 18.000 euro di multa interdizione per 6 anni; Filippo Siotto alla pena della prigionia per 6 anni e 6 mesi, 18.000 euro di multa, interdizione dai pubblici uffici e dai diritti politici per 6 anni; Ugo Granata 6 anni di prigionia, 18.000 euro di multa e interdizione per 4 anni e 6 mesi; Raffaele Mazzeo 6 anni di prigionia, 18mila euro di multa, interdizione per 4 anni e 6 mesi; Mirella Sommella 4 anni e 6 mesi di prigionia, 16.000 euro di multa, interdizione per 3 anni e 6 mesi.

Assoluzione con formula dubitativa, si diceva, richiesta per Marco Mularoni, Emilio Gianatti, Mario Fabiani e Roberto Venturini.

Oggi la parola alle arringhe dei difensori.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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