San Marino. Processo 500-Caso Titoli: le richieste di danni superano i 400 milioni

San Marino. Processo 500-Caso Titoli: le richieste di danni superano i 400 milioni

RASSEGNA STAMPA – Da Asset Banca la richiesta dI una provvisionale di 55milioni e il danno da quantificare in sede civile quasi 100milioni per Carisp

Solo l’Avvocatura ha chiesto 286milioni di danno patrimoniale e un danno non reputazionale “di eccezionale gravità”

ANTONIO FABBRI – L’intera giornata di udienza di ieri del processo 500, è stata dedicata alle conclusioni delle parti civili davanti al giudice Vico Valentini. Lunedì della prossima settimana toccherà al procuratore del fisco Roberto Cesarini rassegnare le proprie conclusioni. Poi martedì e mercoledì, e poi ancora lunedì 8 luglio, toccherà agli avvocati delle difese pronunciare le loro arringhe. Dopodiché il giudice Valentini si ritirerà in camera di consiglio e, sempre per lunedì 8 è dunque attesa la sentenza.

La parte civile Eccellentissima Camera Ha esordito l’avvocato Moreno Maresi per l’Eccellentissima camera. “Già dagli atti istruttori emerge la responsabilità e l’esistenza di un gruppo coordinato, ferme restando le condotte di ogni singolo imputato. Questo gruppo organizzato – ha detto l’avvocato Maresi – aveva pianificato e attivato poi una politica illecita di profitti, anche utilizzando a fini privati e personali, soggetti pubblici e soprattutto i ruoli pubblici che ricoprivano. Questo dà una dimensione molto preoccupante”.

Quindi l’avvocato Maresi ha richiamato diversi passaggi della testimonianza del Segretario alle finanze Marco Gatti e l’esposto che venne presentato dai consiglieri della Dc nel 2017 alla Reggenza.

“Lì si parlava di percezione, ma la percezione ha lasciato spazio all’accertamento dei fatti che questa vicenda processuale ha portato”, ha detto Maresi che poi ha proseguito citando le varie testimonianze a sostegno delle contestazioni di reato ed ha citato anche le comunicazioni delle quali Francesco Confuorti era destinatario, “comunicazioni che costituiscono solidi elementi di prova su cui fondare un giudizio di responsabilità”, ha detto. Ha poi stigmatizzato il fatto che l’ex presidente di Carisp Fabio Zanotti si sia sottratto all’esame testimoniale.

Ripercorse poi dall’avvocato le vicende dei titoli Demeter, del prestito Leighton e del caso Asset che hanno tutte causato, direttamente o indirettamente, danni allo Stato, ha sostenuto il legale. Chiesta dunque la responsabilità per tutti gli imputati e per tutti i capi di imputazione contestati a vario titolo.

Quanto al “grave danno non patrimoniale”, l’avvocato ha evidenziato come abbiano pesato l’incrinatura del rapporto con l’Italia dovuta all’abbandono del progetto della Centrale rischi che era in dirittura di arrivo oltre al clamore mediatico dei fatti.  E’ stato danneggiato “il prestigio della Repubblica. Un vero e proprio danno alla collettività, incidendo sul patto fiduciario che si instaura tra la pubblica amministrazione e i suoi cittadini, a causa del comportamento illecito dei soggetti coinvolti direttamente nei ruoli apicali e indirettamente avendo concorso nella gestione della cosa pubblica e questo comporta un danno non patrimoniale di eccezionale gravità”.

Sempre per l’Eccellentissima Camera l’avvocato Sabrina Bernardi ha sottolineato la richiesta del danno patrimoniale per tutti i capi di imputazione poiché “legalità, imparzialità, buon andamento della Pa sono principi che sono stati irrimediabilmente compromessi dagli imputati con le condotte loro ascritte che hanno trovato riscontro probatorio”. Ha quindi citato l’operazione dei titoli Demeter come “eterodiretta da Confuorti e posta in essere da Guidi, Mularoni, Giannatti con la mediazione di Fabiani con Savorelli e Siotto che la spacciavano al Condir come operazione a sostegno del sistema. Bcsm si è accollata il rischio derivante dalla ricollocazione dei titoli distraendo importantissime risorse pubbliche destinate al perseguimento delle finalità istituzionali dell’Ente”. Risorse “impiegate in ultima istanza ha aggiunto l’avvocato ad esclusivo vantaggio del gruppo Confuorti che estingueva posizioni debitorie con BancaCis”.

La quantificazione del danno è stata illustrata dall’avvocato Simona Ugolini. Danno patrimoniale calcolato capo per capo che, quanto alla vicenda titoli, non è stato richiesto dall’Eccellentisisma Camera per evitare una duplicazione della richiesta risarcitoria già rivendicata da Bcsm. Richiesto invece il danno patrimoniale, derivante dal dissesto di BancaCis, per le varie operazioni contestate nei capi d’imputazione, poi ricaduto sullo Stato. Danno quantificato in complessivi 195 milioni e 582 mila euro.

Questo ha causato “drammatiche conseguenze sul piano economico per lo Stato se si evidenzia che, unito ai 101.842.000 euro già oggetto del danno quantificato nel parallelo processo sui fondi pensione già giudicato, la vicenda incide per oltre 300 milioni sul Pil dello Stato”. Il danno patrimoniale per la vicenda Asset, poi, è stato quantificato in 68.246.000 euro, pari allo sbilancio tra attivi e passivi di Asset Banca acquisita da Cassa. “Si tratta, considerato il credito di imposta concesso a Carisp per l’acquisizione di Asset Banca, delle mancate entrate tributarie per lo Stato. Un minore introito che, se incassato, sarebbe stato destinato alla collettività”. Infine la richiesta di danno per l’imputazione di truffa aggravata, ammonta a 22,5 milioni di euro, pari ai finanziamenti erogati al Cis da Bcsm sulla base di rappresentazioni del bilancio della banca ritenute false. A conti fatti, dunque, l’Eccellentissima Camera ha chiesto in questo processo un risarcimento del danno patrimoniale complessivo per oltre 286 milioni di euro, cui si somma il danno non patrimoniale da quantificare in sede civile, oltre al pagamento delle spese e onorari di costituzione, chiedendo comunque la liquidazione di una provvisionale che il giudice riterrà di giustizia.

Cassa di risparmio e Società di gestione degli attivi.  E’ stata quindi la volta della parte civile di Cassa di Risparmio con l’avvocato Alessandra Greco che ha ricostruito anche in tale caso la eterodirezione di Confuorti anche sul Consiglio di amministrazione di Cassa dell’epoca e le ingerenze della Banca Centrale oltre i contatti tramite e-mail di Confuorti con l’ex segretario alle finanze Celli. L’avvocato Greco ha quindi ricostruito il peso che su Cassa ha avuto l’operazione di acquisizione di Asset Banca, gravata tra l’altro della fuga di liquidità per il ritardo nel blocco dei pagamenti. “Venne presentata come una operazione di sistema, ma se ne ignoravano le dichiarate e accertate debolezze. Cassa era però l’unico istituto che poteva subire l’operazione vista la proprietà pubblica. Ma il rischio ha rilevato l’avvocato era della rottura dei rapporti storici con la clientela, che andavano mantenuti”. Una operazione per la quale l’avvocato Greco ha quantificato un danno patrimoniale complessivo di 81 milioni di euro, di cui 13 milioni legati al pagamento delle obbligazioni Asset emesse per coprire il credito vantato dai correntisti, e 68 milioni legati allo sbilancio tra attivi e passivi. Sempre per Cassa, poi, l’avvocato Emanuele Nicolini si è focalizzato sulle vicende del prestito Leighton, sulle pressioni che arrivarono dall’allora direttore di Bcsm Roberto Moretti per rinnovare quel prestito, ancorché non ci fossero le condizioni. La relazione contraria al rinnovo dell’allora direttore Dario Mancini, e l’incontro in Bcsm alla presenza dello stesso Mancini, Moretti, Daniele Guidi e il presidente di Cassa Fabio Zanotti, “nel quale il direttore Moretti lesse la relazione di Mancini, così comunicando indebitamente al debitore la posizione del creditore”, ha ricostruito l’avvocato Nicolini. Prestito Leighton acceso nel 2008 per il quale la parte civile ha chiesto il risarcimento del danno emergente di 13,5 milioni, più “337mila euro di interessi annui dalla data del prestito fino al saldo, a titolo di lucro cessante al tasso del 2,5%”. Complessivamente la parte civile Carisp, dunque chiede quasi 100 milioni di euro di danni. Non ha chiesto un danno patrimoniale, già rivendicato in sede civile dove sono aperti dei procedimenti, l’avvocato Francesco Mazza, per conto della Società di gestione degli attivi, Sga, ex Bns ex BancaCis. L’avvocato Mazza ha parlato, quanto alla concessione del credito in Cis, di “comportamenti anomali e dolosi”, dato che la non solvibilità dei soggetti a cui venivano concessi i finanziamenti era nota all’origine e inoltre “nessun tentativo veniva esperito per recuperare queste somme. Si danno per perse perché erano perse sin dal principio… Rimane la constatazione che a qualificare il dolo di queste condotte sono le modalità con cui si sono tenute. Qui stiamo parlando di attività di amministratore di banca esattamente al contrario di come andrebbe fatta”, ha detto l’avvocato Mazza. Sga, quindi ha chiesto in questa sede il solo danno non patrimoniale evidenziando come, per altre circostanze ed altre contestazioni, sia stato già concesso in un procedimento parallelo  quello dei fondi pensione, fissando in tale modo il principio che Sga è soggetto titolato a rivendicare il danno reputazionale.

La parte civile Asset Banca A chiudere gli interventi delle parti civili i difensori di Asset Banca, con gli avvocati Rossano Fabbri e Alessandro Stolfi. “Si è trattato di un omicidio di Stato. Asset è stata uccisa non per negligenza o imperizia, ma con un vero e proprio dolo, perché il tassello Asset costituiva una parte di un disegno criminoso ben più ampio che doveva portare da parte della BancaCis alla acquisizione della stessa Cassa di Risparmio e diventare così i padroni del sistema”, ha detto l’avvocato Fabbri. Sul commissariamento di Asset ha proseguito: “Procedimenti di rigore o commissariamento… non devono essere tesi a far chiudere la banca, ma a cercare di salvarla. Ma nel caso di Asset non è stato così. Perché non è stato concesso ad Asset di ricapitalizzare? Per quale motivo Savorelli continua a scrivere che la liquidità non desta preoccupazione quando Pedrizai e Dispinzeri scrivono che c’è quella criticità senza il blocco dei pagamenti? Perché il disegno criminoso dice l’avvocato Fabbri era teso a fare chiudere Asset e non ad avere un procedimento che tendesse a salvarla e a salvaguardarla. Allora ha aggiunto vengono i brividi quando c’era gente che scriveva nei messaggi che bisognava trovare il riciclaggio sennò ‘andiamo tutti in galera noi’… e lì c’è la cosciente consapevolezza della loro malagestio… Era certamente un disegno criminoso di natura dolosa. Non diedero neppure la possibilità ad Asset i difendersi”. Quanto ai demansionamenti e gli spostamenti in Bcsm ,“ la banda aveva bisogno di mandare via chi il suo lavoro lo faceva”, ha detto l’avvocato Fabbri, “chi si metteva contro veniva fatto fuori. Si sono spinti a umiliare il nostro Stato. Quando si vedono tra di loro con professionisti sammarinesi, veri e propri mercenari, per studiare come fare a non applicare un provvedimento di natura giudiziaria. Allora partoriscono la liquidazione coatta di Asset”, ha detto l’avvocato Rossano Fabbri concludendo per il risarcimento del danno da quantificare in sede civile, chiedendo una provvisionale pari a di 55 milioni di euro – pari al deflusso di liquidità, senza blocco dei pagamenti dopo i provvedimenti di rigore – oppure di 34 milioni, valore stimato della banca, al momento dell’amministrazione straordinaria. Lunedì le conclusioni del Pf.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 22

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