San Marino. Processo 500, ascoltata la Presidente della Banca Centrale

San Marino. Processo 500, ascoltata la Presidente della Banca Centrale

RASSEGNA STAMPA – Titoli Demeter “Era come se fossimo seduti su una bomba che sta per esplodere” Chieste altre acquisizioni documentali

ANTONIO FABBRI Nuova udienza, ieri, del processo 500, quello che vede gli ex vertici di Banca Centrale, assieme a Francesco Confuorti e ai vertici di BancaCis, direttore Daniele Guidi e vice direttore, imputati a vario titolo per i tre filoni di inchiesta relativi ai titoli Demeter, al prestito Leighton di Cassa di Risparmio al Cis, e la liquidazione di Asset Banca.

Ieri mattina in apertura di udienza il giudice Vico Valentini ha reso nota la richiesta dei legali di Banca Centrale, parte civile nel processo, di acquisire le trascrizioni di intercettazioni telefoniche che riguardano Guidi entrate nel procedimento italiano cosiddetto delle “mascherine”, procedimento che vede tra gli altri anche l’ex direttore di BancaCis.

Trascrizioni di intercettazioni che, ha rilevato l’avvocato Rossano Fabbri, sono già entrate in un processo sammarinese parallelo ancora pendente.

Il giudice si è riservato di decidere sull’acquisizione, dando comunque termine alle parti per compiere le loro valutazioni sulla richiesta.

Unica testimone della mattinata, invece, è stata la presidente di Bcsm, Catia Tomasetti.

Ripercorso il momento della cessione dei titoli Demeter. Nella fase della acquisizione la presidente Tomasetti ancora non c’era, e ne venne a conoscenza successivamente. “Si trattava di titoli a forte rischio per i quali si può perdere il capitale. Questi titoli poi erano illiquidi, mentre Bcsm nei suoi investimenti necessita di titoli liquidi”. Dei titoli “derivati’ che costituivano “un’operazione avulsa dal dna di qualunque Banca Centrale” e che impiegavano oltre 40 milioni su un portafoglio titoli di Bcsm pari a 251 milioni, ha affermato la presidente.

Insomma, ha detto la Tomasetti “era come se fossimo seduti su una bomba che sta per esplodere”. Furono quindi ceduti nel momento ritenuto migliore dell’andamento del mercato e “nella sostanza ci fu un pareggio” nonostante un sovrapprezzo in fase di acquisto e 400mila euro, circa, “andati in fumo, per la ritardata copertura assicurativa delle oscillazioni del dollaro”, ha sostenuto la presidente.

“Il consulente di Banca Centrale – ha ribattuto tuttavia il legale di Confuorti – ha detto che i titoli complessivamente hanno guadagnato 800mila euro”. Non si è mostrata d’accordo la Presidente di Bcsm… “Allora deve cambiare consulente”, ha ironizzato a quel punto l’avvocato difensore.

Trattata anche la questione delle iniezioni di liquidità a BancaCis, decise dal Coordinamento della Vigilanza (COVIG) sulle quali, secondo l’interpretazione del regolamento da parte dell’allora direttore Roberto Moretti, che figura tra gli imputati, la decisione spettava appunto al COVIG.

Diversamente, secondo l’interpretazione del Consiglio direttivo, per il quale queste erogazioni dovevano vedere l’ultima parola proprio del CONDIR. Vi fu una consulenza che deponeva a favore del COVIG e poi una contro-consulenza che deponeva a favore del CONDIR, e persino un confronto in Ccr, l’organismo politico di confronto con Bcsm. In questo confronto la linea che il Ccr riteneva più aderente al regolamento, anche in funzione di una consulenza legale, che la decisione sull’erogazione spettasse al COVIG.

Dunque la questione della competenza si pose in un Comitato Credito e Risparmio di fine luglio. “In quella sede – ha raccontato a modo suo la Tomasetti – ci fu un attacco molto violento di Moretti, Mazzeo e della politica, alcuni Segretari di Stato, che sostenevano che il CONDIR si immettesse in situazioni che non erano di competenza, perché la competenza era chiaramente del COVIG.

Fra l’altro mi colpì perché uno dei più virulenti era Zafferani, che era anche un nostro dipendente e non aveva una laurea in giurisprudenza, ma era convintissimo di questa cosa… e fu così violento che, vi posso confessare, che dopo quel Ccr, io ero connessa in videoconferenza, uscii dalla stanza e vomitai, dallo stress…”

Poi però, alla domanda su eventuali pressioni della politica, la presidente ha risposto di non averne avute. “La politica fece pressioni in questo senso?”, ha chiesto infatti l’avvocato di parte civile Maria Selva, legale di Banca Centrale. “No, dalla politica non ci furono pressioni – ha dichiarato la presidente – ma sentivamo una pressione indiretta”. Poi ha aggiunto che la politica fu da subito contraria alla revoca di Moretti, a parte il Segretario Celli che sul punto era più in linea.

“Devo dire che questo probabilmente dipendeva dal fatto che con il Segretario alle finanze – ha affermato la Tomasetti – eravamo maggiormente in contatto e conosceva meglio la situazione, mentre per gli altri il motivo della contrarietà dipendeva dai problemi che questa revoca avrebbe potuto creare con il Fondo monetario”.

Tuttavia la perdita di fiducia verso Moretti, ha ricostruito la Tomasetti, era maturata nel CONDIR, sia per la decisione dell’iniezione di liquidità a BancaCIS stabilita senza l’avallo del Consiglio direttivo, ma anche per un “protocollo segreto” custodito da Moretti, con comunicazioni importanti, provenienti anche dall’Aif, che avevano innalzato il Ria – l’indice dell’analisi di indicatori di rischio in ambito di operazioni sospette – di BancaCis.

Informazioni che “Moretti non condivideva con il CONDIR”, ha detto la Tomasetti. A fronte del fatto che da parte del CONDIR era venuta meno la fiducia in Moretti, si procedette alla revoca, ancorché la mediazione raggiunta fosse quella, sempre per preservare i rapporti con il FMI, che rimanesse Raffaele Mazzeo. Poi arrivò, proprio a ridosso del giorno della nomina a Direttore, la notifica dell’indagine del “500”… e anche Mazzeo si dimise.

Prossima udienza fissata per il 10 giugno.

Articolo tratto  da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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