San Marino. L’Informazione: “Una deliberata ‘persecuzione’ di Stato contro i giornalisti e il diritto di cronaca”

San Marino. L’Informazione: “Una deliberata ‘persecuzione’ di Stato contro i giornalisti e il diritto di cronaca”

Rassegna stampa – Una deliberata “persecuzione” di Stato contro i giornalisti e il diritto di cronaca. Il governo, con delibera, decise di trascinare indebitamente in giudizio i cronisti ben sapendo che quanto pubblicato era vero, verificato e di interesse pubblico.

L’esecutivo avrebbe dovuto sapere che il suo verbale non era segreto perché il proprio regolamento parla di “riservatezza” e non di “segretezza”

ANTONIO FABBRI – Una deliberata “persecuzione” di Stato contro i giornalisti e il diritto di cronaca. Nel vero senso della parola, verrebbe da dire, dato che, per puntellare e dare man forte alla denuncia infondata, come attestato dalla sentenza e dalle sue motivazioni, giova ribadirlo, della Banca Centrale, il Congresso di Stato, appena tre giorni dopo il deposito della denuncia penale da parte di Bcsm, deliberò di agire contro i giornalisti.

Nel processo per divieto di pubblicazione di atti coperti da segreto contro direttore e caporedattore di questo giornale, così, ad accusarli senza fondamento, come attestato dalla sentenza, i giornalisti si sono trovati di fronte la Banca Centrale, il suo presidente Catia Tomasetti, l’eurodeputato Sandro Gozi e lo Stato, per volontà del governo, in un processo privo dei presupposti di fatto e di diritto, mancanti fin dal primo momento.

La delibera del governo La Delibera adottata dal governo per perseguire i giornalisti e, di fatto, lesiva del diritto di cronaca, è la numero 3 del 17 agosto 2020, che ha per oggetto “Man- dato all’Avvocatura dello stato”. Questa delibera “considerate le pubblicazioni comparse sulla stampa nazionale a partire dalla data di venerdì 14 agosto 2020 in cui vengono divulgati documenti riservati tra cui l’estratto, in copia conforme, del verbale di una seduta del Congresso di Stato (…);

incarica

il Segretario di Stato per la Giustizia di portare all’attenzione della Commissione Consigliare per gli Affari di Giustizia la divulgazione di documenti riservati di cui sopra per eventuali approfondimenti;

dà mandato

all’Avvocatura dello Stato di intraprendere ogni opportuna iniziativa, eventualmente anche in sede penale, a tutela del regolare esercizio delle funzioni costituzionali dei poteri pubblici”.

Elena Tonnini, Luca Beccari, Marco Gatti, Roberto Ciavatta, Fabio Righi, Teodoro Lonfernini, Massimo Andrea Ugolini, Stefano Canti, Federico Pedini Amati, Andrea Belluzzi sono i dieci Segretari di Stato che hanno adottato questa delibera e hanno dato mandato per agire contro i giornalisti.

Sono i dieci Segretari di Stato che, affiancando di fatto acriticamente l’infondata azione giudiziaria contro i giornalisti promossa in prima battuta dalla Bcsm, senza considerare il dettato del proprio regolamento che parla di “riservatezza” e non di “segretezza”; senza considerare che la Carta dei Diritti garantisce “la trasparenza e pubblicità degli atti del Congresso di Stato”; fregandosene che il diritto-dovere di cronaca è costituzionalmente garantito laddove siano trattate notizie vere, verificate e di pubblico interesse… hanno ‘deferito’ i cronisti alla Commissione affari di giustizia – che per inciso mai ha chiamato i giornalisti stessi a riferire circa il loro corretto operato – e hanno mosso denuncia in sede penale incaricando l’Avvocatura.

Doverosa considerazione Si pensi in che mondo alla rovescia questa delibera proietta il Paese: si perseguono giornalisti in sede penale perché hanno pubblicato una notizia vera, verificata, di pubblico interesse e non segreta, addirittura adombrando chissà quali turbative del “regolare esercizio delle funzioni costituzionali e dei poteri pubblici”, e si ignora qualsiasi approfondimento, quanto meno politico, su un proprio verbale nel quale si dà conto del fatto che la presidente di Banca Centrale, Catia Tomasetti, ha riferito di avere incontrato il capo dei sevizi segreti di un altro Stato e non meglio precisati membri della Commissione antimafia italiana.

La denuncia dell’Avvocatura Dunque l’Avvocatura dello Stato, ricevuto mandato dall’Esecutivo per agire in giudizio contro i giornalisti, obbedisce all’ordine governativo, a sua volta aderente alla chiamata della Banca Centrale e della sua presidente, e presenta una denuncia a sua volta infondata.

D’altra parte l’Avvocatura basa il proprio esposto sul ricorso amministrativo già presentato da Banca Centrale che aveva chiamato come cointeressata proprio l’Eccellentissima Camera, e quindi sugli elementi della denuncia penale già presentata da Via del Voltone.

Va da sé che una denuncia confezionata, a volte riprendendo anche pedissequamente delle parti, assumendo per oro colato un’altra denuncia messa in atto da un altro Ente dello Stato che contiene deduzioni forzate, asserzioni e insinuazioni infondate, ricostruzioni strumentali, accuse di reati inesistenti, priva di elementi di fatto e di diritto… va da sé che non possa che essere affetta dagli stessi vizi. Cosicché la denuncia dell’Avvocatura dello Stato, depositata il 20 agosto 2020 e firmata dall’allora Dirigente Lucio Daniele, per accusare i giornalisti di reati che non hanno commesso, prima sostiene che il giornalista era stato “illegittimamente” autorizzato a consultare il fascicolo archiviato; poi sostiene che non era stata verificata la qualifica di giornalista del giornalista; poi dice che il verbale del Congresso di Stato è “riservato”, sostiene che per “riservato” deve intendersi “segreto”, che “regime di riservatezza” vuol dire “segretezza speciale”, dice che il giornale ha “divulgato impropriamente” ciò che era “riservato” e quindi a loro dire anche “segreto” e quindi, essendo indiscutibilmente sottoposti a “segretezza speciale” (così mutando la parola “riservatezza” tra una riga e l’altra), del verbale del Congresso di Stato non si poteva dare contro, e i giornalisti andavano per questo sanzionati penalmente, rei di aver fatto una “divulgazione impropria”.

Questo in sintesi ha scritto nella sua denuncia l’Avvocatura dello Stato che, oltre a travisare il significato delle parole mutando la “riservatezza” in “segreto”, ha ignorato il sacrosanto diritto di cronaca e la costituzionalmente sancita trasparenza degli atti del Governo, presentando una denuncia che, ha attestato la sentenza, era priva di qualsiasi presupposto di fatto e di diritto per poter stare in piedi.

Che sia lo Stato a potare avanti certe deliberate “persecuzioni” suscita amarezza, anche perché il ruolo istituzionale dei denuncianti che hanno mosso queste indebite accuse non può che avere un peso nella fase istrutto-ia, di cui parleremo nei prossimi giorni.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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