Intervista a Giorgio Felici, Ar: “L’Iss è il pilastro del nostro paese, va salvaguardato”

Intervista a Giorgio Felici, Ar: “L’Iss è il pilastro del nostro paese, va salvaguardato”

Dopo tanti anni di attivismo sindacale ai vertici ha scelto di passare alla politica. Come mai? 

“Il motivo della mia candidatura è molto semplice. Io amo il mio paese profondamente e ne ho viste di tutti i colori in questi decenni. Quello che più mi rattrista è l’allontanamento dei cittadini dalla politica che è sotto gli occhi di tutti. Io credo di avere maturato un’esperienza e alcune competenze che mi danno la possibilità di dare risposte concrete ai cittadini nell’ambito del lavoro, del sociale, dello sport.”

Partiamo dal lavoro, fulcro della sua carriera professionale. Com’è la situazione in questo momento a San Marino?

“Direi buona anche se occorre tenere sempre la guardia alta. Sono cresciuti i posti di lavoro ed il contesto economico complessivo. In particolare il settore privato e le grandi aziende sammarinesi hanno visto un aumento dei lavoratori e dei frontalieri. Anche nel settore pubblico la Segreteria di Stato agli Affari Interni presieduta da Gian Nicola Berti ha chiuso il contratto di lavoro per i dipendenti pubblici dopo più di 12 anni. E questo è stato un segnale molto positivo. Dall’altra purtroppo c’è ancora da fare. Sulla crisi di Alluminio Sammarinese bene ha fatto il governo ad intervenire. C’è il tema della disoccupazione femminile che ha radici lontane e che va affrontato con forza. Poi occorre fare di più sull’avvicinamento tra scuola e lavoro. I ragazzi che escono dalla scuola superiore e si scrivono alle varie università hanno la necessità di avere un orientamento ancora più mirato verso il mondo dell’impresa. Ad oggi infatti i nostri laureati raramente trovano a San Marino un posto di lavoro qualificato coerente con il proprio ciclo formativo. Questo è un grossissimo problema che bisogna affrontare”.

Potrebbe essere un’idea quella di incentivarli all’autoimprenditorialità?

“Non c’è alcun dubbio. In questo senso sono già stati fatti degli esperimenti San Marino negli anni passi che hanno anche dato dei risultati positivi. Bisogna proseguire su quella strada puntando su due direttrici: una quella fiscale e una quella professionale”.

In che senso?

“Con tutto il rispetto per i lavori meno qualificati, non può essere incentivata l’apertura di un’attività di pulizie. Occorre una selezione delle attività di carattere professionale che abbiano un livello medio-alto. Allora si comincia a produrre valore aggiunto”.

Oltre a questo, qual è l’intervento che reputa più importante per San Marino?

“È senza dubbio la salvaguardia dell’Istituto per la Sicurezza Sociale. L’Iss è il pilastro del nostro paese, non solo per la parte sanitaria quanto anche per lo stato sociale e la democrazia di questo paese. Perché all’interno dell’Iss noi siamo e dobbiamo essere tutti uguali. Non c’è alternativa. Chi dà altre risposte vuole raccontarla. Noi dobbiamo tenere preservare l’Iss”.

Perché pensa sia in pericolo?

“Da ormai alcuni anni noto molta superficialità, forse perché i cittadini trovano sempre di più le risposte da soli all’esterno andando privatamente fuori dalla struttura sanitaria. Certo, non è che San Marino possa dare la garanzia di tutti i servizi, assolutamente. Ma la struttura interna deve avere delle basi solide”.

Quanto è centrale il tema delle risorse in questo senso?
“È un problema molto serio e ho l’impressione che ci sia una buona parte della politica, soprattutto quelli che dicono di rappresentare tra la pseudo sinistra, che questo problema lo sottovalutano. Già nell’arengo del 1906 si parlava di riforma fiscale per finanziare la spesa pubblica e lo stato sociale, oggi non è cambiato molto. Dobbiamo salvaguardare le famiglie che hanno più bisogno e andare a prendere qualcosa di più da chi detiene redditi e capitali enormi. La riforma tributaria deve essere fatta per rendere giustizia a questo paese”.

Anche nel governo uscente era prevista la riforma tributaria eppure non si è fatta. 

“Chiaro, è sempre stato nei programmi elettorali da che io ho memoria”.

Perché questa volta dovrebbe finire diversamente?

“Nella precedente legislatura ci sono state delle vicende che hanno spostato l’attenzione su altri temi, ad esempio quello della giustizia. Poi c’è stato il Covid, la guerra in Ucraina e una crisi politica interna. A questo proposito mi lasci dire che chi ha abbandonato la barca ha lasciato il paese in una situazione di grandissima difficoltà. Però la riforma tributaria va fatta. Così come bisogna affrontare la gestione del debito pubblico”.

Debito contratto in questa legislatura.

“Un momento. Ricordiamo però che nel 2017 il governo di Adesso.sm ha portato il paese vicino alla bancarotta, e le sentenze che stanno uscendo in queste settimane palesano tutte le distorsioni che ci sono state. A quel punto non c’era alternativa al debito pubblico. Chi è arrivato dopo ha dovuto cercare di risolvere questa situazione con urgenza”.

I problemi però non venivano ancora da prima? La crisi del sistema bancario e quindi delle casse pubbliche risalgono agli inizi del decennio 2010.

“È vero che alcuni problemi vengono da più lontano, da Varano, dalla black list ma è altrettanto chiaro che nel periodo 2017-2019 i problemi si sono accentuati di gran lunga. E io mi candido perché non voglio più stare alla finestra ad aspettare che qualcuno o qualcosa intervenga dall’esterno. Voglio impegnarmi per migliorare il nostro paese, lo stato sociale e la condizione dei sammarinesi”.

Tra i più discussi temi in campagna elettorale c’è quello dell’accordo con l’Europa. Lei a suo tempo si è speso per il referendum del 2013 che chiedeva l’adesione di San Marino all’Ue. È ancora così europeista?

“Penso ancora che l’Ue sia un’opportunità per San Marino. Oggi non parliamo più di adesione ma di associazione, una differenza sostanziale nella forma ma non nel contenuto. Pur mantenendo una parte delle nostre caratteristiche, questo accordo ci permetterà di accedere a delle opportunità molto importanti per i giovani e le nostre imprese. Non possiamo più continuare ad essere chiusi nei nostri 61 kmq ma dobbiamo avere un’ottica molto più vasta che ci dia un respiro internazionale”.

È d’accordo con chi sostiene che l’applicazione di questo accordo sarà totalizzante per la politica e la macchina pubblica che non potranno occuparsi di molto altro nella prossima legislatura?

“Io penso che lo spazio per altro si debba trovare. Altrimenti rischiamo di non produrre alcun risultato o dei risultati molto modesti. Sono previste delle commissioni miste per l’applicazione dell’accordo con l’Ue, dobbiamo farle lavorare. Quegli organismi devono produrre risultati, devono dare le risposte ai cittadini ad esempio sul famoso certificato T2. Dobbiamo stare in queste commissioni e decidere perché altrimenti decidono gli altri per noi”.

Davide Giardi

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