Funerale Marco Simoncelli. Omelia del Vescovo Francesco Lambiasi

Funerale Marco Simoncelli. Omelia del Vescovo Francesco Lambiasi

In questo articolo ho voluto pubblicare ogni singolo passo dell’omelia del vescovo di Rimini Francesco Lambiasi in ricordo di Marco Simoncelli, il pilota romagnolo che ha perso la vita durante il Gran Premio del Motomondiale a Sepang in Malesia.

Non me la sono sentita di estrarre dall’omelia qualche paragrafo perchè c’era il rischio che perdesse totalmente il suo significato.

Vorrei accostarmi al vostro dolore, papà Paolo e mamma Rossella, Martina e Kate, e vorrei farlo con tutta la tenerezza che voi meritate e il garbo di cui sono capace.

Chi vi parla, non ha vissuto il dolore lacerante che vi brucia in cuore, ma permettetemi di venire a voi con l’abbraccio di tutti. Vi confesso che ho fatto fatica a trovare le parole più giuste per questo momento.

Il giorno che morì don Oreste Benzi, di fronte alla sua salma, trovammo scritte sul suo libretto questo suo pensiero: “Nel momento in chi chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicino dirà che è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede. In realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa vita, li apro all’infinito di Dio”.

So di condividere con voi questa incrollabile certezza: quando un nostro amico non vive più, vive di più.

Passatemi un pennarello per far firmare anche a me lo striscione degli amici “Marco, ora insegna agli angeli ad impennare”“Sono stato il folletto più scandaloso che la storia ricordi. Non ti prometto che pregherò per te in futuro, perché sicuramente me ne dimenticherei. Però lo farò questa sera e cercherò di fare in modo che la mia preghiera valga anche per tutte le volte che non la dirò”.

Negli stessi giorni una compagna di classe gli scrisse: “Tu, a differenza di molti altri, sei uno che non pretende dagli altri”.

Personalmente ho incontrato Marco solo qualche mese fa, alla cresima di Martina.

Ma ora che ho scoperto la sua schiettezza e bontà, mi prende un amaro rimpianto: quello di non aver provato a diventargli amico.

Sono sicuro che non mi avrebbe respinto per il solo fatto di essere anziano o vescovo.

Permettetemi che mi senta anch’io percuotere il cuore da quella domanda inesorabile: perché Marco si è schiantato domenica scorsa a Sepang? Il mio animo si ribella all’idea volgare di un Dio che si auto denomina “amante della vita” e poi si apposta dietro la curva per sorprendermi con un colpo gobbo.

Permettetemi di ridire qual è questa benedetta volontà di Dio, con le parole pronunciate da suo Figlio: “Questa è la sua volontà: che io non perda nulla di quanto mi ha dato ma lo resusciti nell’ultimo giorno”.

Il nome di Gesù significa “Dio-Salva”.

Dove stava Gesù in quell’istante fatale in cui il corpo di Marco ha cessato di vivere? Stava lì, pronto per impedire che Marco cadesse nel baratro del niente, per dargli un passaggio alla volta del cielo Gesù domenica scorsa stava là a dire a Marco: “Grazie, per tutte le volte che mi hai abbracciato nei fratellini disabili della Piccola Famiglia di Montetauro. Grazie, per le volte che mi hai fatto divertire, quando hai partecipato alla gara delle karatelle nella festa parrocchiale. Grazie, perché tutte le volte che hai fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli, le hai fatte a me”.

Ora, permettimi, caro Marco, di rivolgermi direttamente a te.

La sera, prima della gara, hai detto che desideravi vincere il gran premio per salire sul gradino più alto del podio, perché lì ti avrebbero visto meglio tutti.

A noi addolora non riuscire a vederti ma ci dà pace e tanta gioia la speranza di saperci inquadrati da te, dal podio più alto che ci sia.

Lasciaci allora dire un’ultima semplicissima parola: Addio, Marco.

E’ una parola scomposta dal dolore, ricomposta dalla speranza: a-Dio.

 

Il Vescovo di Rimini Francesco Lambiasi

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